Umano ma non troppo
Gennaio 18, 2023ARobot design: un tema progettuale che pone al centro il ‘fattore umano’.
Alla fine dell’800 molti intellettuali erano persuasi che lo sviluppo tecnologico avrebbe condotto alla realizzazione di macchine antropomorfe, per sollevare gli esseri umani dallo svolgere lavori faticosi, ripetitivi, alienanti; le persone avrebbero potuto così dedicarsi ad attività più ricche e in ogni senso degne delle potenzialità umane. L’idea, cullata da quasi due secoli, prende un corpo e un cervello ‘smart’ nel robot androide RoBee.
TUTT’ALTRO CHE UN ‘REPLICANTE’
La famiglia di RoBee (le due ‘e’ terminali sono le iniziali di “elaboratore elettronico”) è Oversonic, start- up nata nel 2020 e con sede in Brianza alle porte di Milano. In quest’azienda guidata dal modello B2S, ‘business to social’, un team di ingegneri con competenze in ambito informatico, meccanico ed elettro- nico ha il compito di realizzare sistemi intelligenti in grado di coa- diuvare l’uomo nei lavori più usu- ranti dal punto di vista psicologico e fisico.
“RoBee è un robot androide dedica- to ad applicazioni nell’industria, negli ospedali, nelle residenze sanitarie d’assistenza. – spiega Alex Terzariol, general manager e fondatore dello studio MM Design, al quale è stato affidato l’incarico di definire il linguaggio di design tra etica ed estetica -. Le mansioni che gli spettano includono il sollevamento di pesi e molteplici altri compiti, per i quali sceglie se utilizzare la mano o la pinza di cui è dotato, cambiando da solo la propria estremità, o ‘end effector’, e che può svolgere muovendosi in autonomia per otto ore prima di aver bisogno di sedersi (le prese di ricarica sono sistemate nei glutei) e rifocillarsi di energia elettrica. L’androide è penso tanche per l’impiego in luoghi di cura, ove può sostituire il personale paramedico preservandolo dal contagio di malattie infettive gravi ed eliminando il rischio di trasmissione ad altri pazienti.
Nelle strutture per l’assistenza ad anziani non autosufficienti, può supplire alla carenza di operatori dedicati, già problematica in ambito domestico e destinata a crescere con l’invecchiamento della popolazione in tanti Paesi Occidentali. Guidato da una programmazione mirata, l’androide può essere istruito su come monitorare lo stato di salute delle persone di cui si prende cura: il sensore che registra il colorito degli esseri umani è in grado di rilevare e interpretare le variazioni rispetto ai dati registrati il giorno precedente”.
LA CURVA DI MORI
Gli sketch di MM Design. Dotato di sen- sori e memoria storica, Robee può essere programmato per svolgere operazioni ri- petitive in luoghi di cura ed è in grado di monitorare alcuni parametri vitali.
“Il lavoro su RoBee ci ha fornito l’occasione di riflettere sulla meraviglio- sa complessità progettuale della ‘macchina uomo’: per esempio, – prosegue Terzariol – il nostro robot parla e ascolta, ma non è stato dotato di una bocca mobile perché riprodurne la struttura ossea, muscolare e degli organi fonatori avrebbe richiesto oltre 50 movimenti e l’utilizzo di molti materiali. La sua espressione facciale, distesa e gentilmente interlocutoria, è volutamente gender free: la scelta di non caratterizzarlo come maschile o femminile è solo un aspetto dell’ampia problematica etica che la diffusione di questa tipo- logia di prodotti sta sollevando. Un robot umanoide non può essere troppo somigliante a una macchina, per- ché deve interagire con le persone attraverso forme, fisionomia e dimensioni complessive che non intimidiscano e suscitino un certo grado di empatia. Per contro, la capacità di replicare la gestualità e l’espressività umana in maniera troppo fedele potrebbe sconfinare nella ‘zona perturbante’, come la definì Masahiro Mori. In una ricerca del 1970, lo studioso ha osservato come la sensazione di familiarità suscitata da robot e automi antropomorfi possa aumentare al crescere della loro somiglianza con la figura umana, fino a un punto di realismo che trasforma l’empatia in repulsione e inquietudine”.
CONDIVIDERE SPAZI VITALI
Questa riflessione è tradotta in una felice giustapposizione tra umano e macchina in RoBee: le somiglianze si limitano al volto, con occhi mobili e un sorriso tranquillo, alla postura eretta, a braccia e gambe snodate. Le estremità inferiori sono solide basi con ampie rotelle, le articolazioni sono larghi giunti sferici, il torace accoglie un display. Il robot di Oversonic replica la meccanica del corpo umano usando 40 giunti mobili e un set completo di sensori, che gli consentono di vedere e navigare lo spazio circostante. L’interazione con gli utilizzatori è veloce e intuitiva grazie a un’interfaccia vocale e i dispositivi di presa gli permettono di indicare, contare e afferrare saldamente diversi oggetti; un algoritmo che elabora le informazioni visive ne consente il movimento agevole e sicuro in spazi condivisi con le persone. Il collo è realizzato in gomma siliconica che lascia filtrare segnali luminosi: una luce arancione lampeggiante comunica i suoi spostamenti, resi visibili anche dalla colorazione verde del ‘torace’ e delle ‘braccia’.
“L’interazione tra robot androidi ed esseri umani è delicata perché uno scontro accidentale con le appendici prensili di RoBee o con la sua solida corporatura può essere pericoloso. È progettato per muoversi all’interno di uno spazio, ma la normativa che disciplina il suo impiego non lo distingue dai bracci robotici impiegati inseriti in un crescente numero di linee produttive in tante industrie, perciò il suo raggio di azione è delimitato da barriere fisiche in isole di lavoro. Un impiego collaborativo a contatto con le persone attende la formulazione di leggi che regolamentino i contesti d’uso, molto carenti in ambito europeo, mentre nelle realtà high-tech dell’Estremo Oriente i robot umanoidi sono impiegati nei ruoli più svariati – animali da compagnia, corrieri, ‘maggiordomi’, ecc. – e gli studi condotti in quei Paesi dimostrano che la loro diffusione non sottrae posti di lavoro alle persone”.
UNA CREATURA IN CRESCITA
“RoBee è un progetto in fieri: il suo sviluppo è partito tre anni fa e ha subito continue riconfigurazioni, anche per difficoltà di approvvigionamento incorse, e che per vari motivi è stato necessario modificare. Una delle prime release del robot, presentata in occasione di SPS Italia (il salone dell’industria smart, intelligente e flessibile: l’edizione 2022 si è svolta dal 24 al 26 maggio presso Fiere di Parma), è stata realizzata interamente con #additive #manufacturing a cura di HSL srl, utilizzando la tecnologia SLS (Selective Laser Sintering) con due tipologie di materiali: poliammide rinforzata con fibra di vetro per la struttura ‘scheletrica’ e poliammide standard per il ‘corpo’, ovvero le scocche e gli alloggiamenti che proteggono i meccanismi di movimentazione, i sensori e altri device. Le periferiche di controllo sono posizionate in una sorta di zainetto che RoBee porta sulle spalle, facilmente accessibile alla manutenzione. Nella release successiva, che presentiamo in questi giorni, la struttura portante è costruita in alluminio: tecnologie e materiali per le prossime serie saranno scelti in funzione delle richieste, ma è probabile l’utilizzo di stampi in silicone, adatto a volumi produttivi relativamente contenuti e alla flessibilità intrinseca del progetto”.
A.F.
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